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USA, UE, NATO: prove tecniche di aggressione

23 Aprile 2009
USA, UE, NATO: PROVE TECNICHE DI AGGRESSIONE
a cura del Collettivo Autorganizzato Universitario di Napoli
 
 
Ecco come si preparano le guerre: a poco a poco, approfittando del tempo vuoto fra un’esplosione ed un’altra, fra un caso mediatico ed un altro, negli interstizi della vita sociale, nell’indecisione collettiva, prima che questo tempo vuoto diventi tempo delle armi, tempo morto. La guerra non è solo guerreggiata: è innanzitutto esercitazione, pressione economica, sotterranei accordi diplomatici, controrivoluzione preventiva, educazione al militarismo ed al nazionalismo. La guerra è innanzitutto sondaggio, prova tecnica di aggressione.

Mentre gli Stati Uniti fronteggiano gli anni del loro declino, alle prese con la più grande crisi da quando sono diventati superpotenza mondiale, l’UE è sempre di più il teatro di sperimentazione di politiche antisociali e militariste. Di giorno in giorno vediamo cancellare la memoria storica, smantellare acquisizioni sociali, rendere funzionali tutti gli apparati ad un capitalismo feroce, che a malapena si nasconde dietro un supposto “volto umano” della “civiltà” europea.   
È questo quello che ci dimostrano alcune notizie girate in questi giorni, riguardanti alcuni paesi europei ed alcune mosse della NATO, che con questo post vogliamo mettere a disposizione di tutti i compagni. Pensiamo infatti che socializzare  notizie, spesso difficili da reperire, mantenere alta l’attenzione, migliori il nostro dibattito, ci restituisca, per piccoli profili, un quadro di insieme più completo. Ci permetta quindi di rafforzarci, di confermare i nostri motivi.
E magari di trasformare la guerra imperialista – a questo punto poco importa se guerreggiata o “soltanto” economica e mediatica – in guerra sociale, in lotta al capitale.
 

Iniziamo dall’UE. Il prossimo 7 maggio, infatti, sarà siglata una “Eastern Partenrship”  tra l’UE e sei paesi appartenenti alla Comunità degli Stati Indipendenti (CSI): Ucraina, Georgia, Armenia, Azerbaijan, Moldavia e Bielorussia. Si tratta di un tentativo dell’Unione di cambiare i rapporti di forza nella regione, cercando di integrare maggiormente questi paesi all’interno dell’architettura europea e, al contempo, di escludere dall’area la Russia.
I fatti accaduti in Moldavia ne sarebbero la riprova. All’inizio di aprile, le elezioni parlamentari hanno visto uno schiacciante successo da parte del Partito Comunista, ed hanno consentito a Voronin di formare il governo. La vittoria non è stata ben accolta da tutti, tanto che alcuni dimostranti hanno dato luogo ad un vero e proprio assalto al palazzo del Parlamento, in cui non a caso venivano sventolate bandiere dell’UE.
L’elemento più interessante è però il ruolo giocato dalla Romania: il presidente rumeno, Traian Basescu, ha infatti dichiarato che la popolazione rumena presente in Moldavia era di fatto minacciata dalla situazione che si era venuta a creare, in particolare a causa dell’azione governativa di repressione e mancato rispetto dei diritti umani. Ha quindi spinto sulla necessità di aiutare la popolazione moldava, facendole innanzitutto capire che il governo comunista l’avrebbe portata indietro nel tempo. Ciò che occorre è invece guardare avanti, andare incontro al futuro. Inutile dire che questo futuro è rappresentato dal paradiso dell’Unione Europea, con cui la Moldavia dovrebbe rafforzare le relazioni…

Nel frattempo nei Paesi dell’Est continua il tentativo di rimuovere la memoria della vittoriosa guerra al nazifascismo, in chiave anti-russa ed allo stesso tempo anticomunista. Siamo in Ucraina: nella città di Lvov, parte occidentale del Paese, sono apparsi alcuni manifesti inneggianti alla divisione “Galichina”, una divisione delle SS composta esclusivamente da soldati ucraini. Questa divisione, che combatté i sovietici e represse i movimenti antifascisti, viene celebrata così: “Divisione ucraina Galichina: hanno difeso l’Ucraina”.
La cosa interessante è che i manifesti non sono stati affissi da qualche partito o organizzazione neonazista ma, a quanto pare, sono stati commissionati dalle autorità municipali, che li hanno dichiarati ‘pubblicità sociale’. Più in generale, in tutto il Paese è in atto una campagna per riabilitare la memoria di divisioni nazionaliste quali la “Galichina”, sostenendo che combatterono sia contro i totalitaristi nazisti che contro i sovietici. Questa ricostruzione dei fatti è però smentita dai documenti esistenti: infatti proprio questa divisione (che, non potendosi chiamare “Ucraina” – visto che era vietato dal Terzo Reich ricordare il nome della nazione annessa – era denominata “114a Divisione di truppe volontarie SS”) prestò giuramento ad Hitler…

E continuiamo con la NATO. Il glorioso Patto Atlantico infatti non vuole proprio saperne di sciogliersi, anche se avrebbe dovuto già da un po’, visto che dal ’91, con il crollo dell’URSS, è venuta meno la sua ragione ispiratrice. Siamo ingenui, eh? La NATO invece la sa lunga, e con qualche ritocco al suo statuto si è facilmente adeguata ai nuovi tempi, in cui c’è proprio bisogno di un poliziotto globale che imponga al mondo l’egemonia USA-UE. Ma per essere un buon poliziotto bisogna essere in forma, ed allora tutti in palestra!

A settembre sono infatti previste in Bosnia, nell’ambito di “Joint Endeavor 2009”, alcune esercitazioni militari. E’ la prima volta nella storia che tali esercitazioni avranno luogo in un paese che, per il momento, non è membro dell’Organizzazione. La Bosnia infatti è stata individuata come candidato, ha siglato un accordo di partnership con la Nato, ma ancora non ne fa parte. La conferenza in cui sono state annunciate le future esercitazioni giunge a sole tre settimane di distanza dall’ingresso di Croazia ed Albania: si inserisce quindi nel progetto NATO di allargamento verso est e verso i Balcani. Guarda un po’, i generali USA presenti si sono congratulati col governo bosniaco per i progressi registrati nel campo della ‘difesa’…

Intanto, come la Romania, anche la Polonia si dà da fare, e domanda l’attenzione che è dei servi. È infatti il Paese che attrae i maggiori investimenti NATO. Al momento sono in costruzione 7 aeroporti militari, due porti, 5 basi per il rifornimento energetico, 6 basi radar a lungo raggio e si stanno attrezzando con nuova strumentazione altre strutture già esistenti. Questi grandi investimenti chiaramente tirano in ballo l’economia locale e regionale, visto che si è sviluppata una notevole competizione tra le imprese per assicurarsi gli appalti.

Rimanendo in Est Europa, ecco nuovi motivi di tensione fra Russia e Nato. Ancora una volta materia del contendere è la Georgia, individuata dall’Alleanza Atlantica quale pedina fondamentale nell’economia della propria politica. Sono state confermate le esercitazioni congiunte tra forze Nato e forze georgiane, previste per i mesi di maggio e giugno, che hanno come obiettivo permettere alle forze armate georgiane di raggiungere gli standard dei paesi Nato. La Russia ha dichiarato di accogliere tale notizia come una provocazione ed ha immediatamente preparato l’invio di ulteriori militari e mezzi pesanti in Abkhazia e Ossezia, temendo nuove provocazioni da parte georgiana.

In conclusione, per non farsi mancare niente, ecco la NATO darsi da fare contro i Pirati del golfo di Aden. Il Segretario di Stato statunitense, Ilary Clinton, ha infatti rilasciato dichiarazioni in merito alla liberazione da parte olandese di sette pirati precedentemente catturati. Ha sostenuto che, così facendo, si lanciano segnali negativi perché i pirati dovrebbero essere assicurati alla giustizia e pagare per i loro reati. Un aspetto interessante della vicenda è relativo all’ultima parte della dichiarazione, in cui Clinton ha espresso la necessità di un maggior coordinamento tra le forze Nato e quelle dell’Unione Europea, tenendo anche conto del fatto che questi due organi non hanno esattamente le stesse prerogative (se gli olandesi avessero agito sotto l’ombrello dell’UE avrebbero dovuto infatti processare i pirati, mentre muovendosi sotto quello della Nato non sono dotati di questo potere).
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