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Da Palermo a Torino: l’autunno caldo non è finito…

12 Maggio 2009
L’8 e il 9 Maggio si è svolto a Palermo il G8 University Students’ Summit, appuntamento che anticipa l’incontro di Torino (17-19 Maggio) tra i Rettori delle Università più importanti del pianeta. Vi hanno preso parte gruppi “selezionati” di studenti, dei paesi del G8, dei paesi “emergenti” e dell’Area Mediterranea, insomma, quelli che il vice-presidente della CRUI (nonché presidente della fondazione Banco di Sicilia, tra i promotori del Summit), Giovanni Puglisi, chiama “futuri managers”.
 
Al di là di quel palazzo, in cui 22 “futuri managers” discutono dell’università e della formazione, incontrano e applaudono Ministri e altri rappresentanti istituzionali, evidentemente ben contenti di confrontarsi con questo tipo di “pubblico”, gli studenti che dall’autunno hanno ricominciato a riempire le strade di tutta Europa (in Italia, Francia, Austria, Spagna, Grecia)continuano a manifestare, per sottolineare il loro dissenso e l’opposizione a questi  vertici. Da Palermo a Torino a Napoli le proteste richiamano l’attenzione su quella che è una delle più importanti tappe di avvicinamento al G8: l’University Summit di Torino.

 

Ma a cosa serve un g8 delle università? Serve a definire su un piano internazionale le linee guida delle politiche in materia d’istruzione, formazione e ricerca. Linee guida che, lungi dal rimanere indicazioni astratte, si concretizzano attraverso i vari processi di riforma (come il Processo di Bologna a livello Europeo). Riforme che, con tempi e modalità differenti a seconda dei paesi, convergono tutte verso un’ulteriore mercificazione della cultura, una sempre maggiore integrazione dell’Università nel ciclo produttivo (attraverso l’aziendalizzazione, la
preparazione al lavoro durante i cicli di studio – stage e tirocini –, 
la preparazione permanente, long life learning, grazie alla quale le
aziende scaricano sulle Università i costi della formazione dei
lavoratori) e verso il totale asservimento della ricerca e della formazione a logiche di profitto.



Tutte le riforme e le leggi susseguitesi in Italia e in Europa negli ultimi vent’anni hanno contribuito a consolidare questo modello, perfettamente funzionale alle leggi del mercato. Ma l’università svolge anche un’altra funzione: dietro il paravento di una cultura “neutra” e “oggettiva” della quale si farebbe portatrice, contribuisce a riprodurre, consolidare e legittimare quell’ideologia di cui è impregnato l’attuale sistema, un’ideologia che non esita a utilizzare lo sfruttamento, la prevaricazione e la morte per affermare gli interessi di pochi a scapito della maggioranza.



Non è un caso, in tal senso, che il G8 University Summit veda la partecipazione non degli organi politici, vale a dire dei ministri responsabili del mondo della formazione, ma quella di rettori e di presidenti delle Università. Il tentativo è di far passare questi personaggi come meri “tecnici”, terzi rispetto al quadro politico all’interno del quale sono inseriti, nonostante si tratti di rappresentanti d’istituzioni che localmente si muovono in perfetta continuità con le decisioni prese a livello governativo.
In realtà siamo di fronte all’ennesimo tentativo di presentare le istituzioni accademiche come soggetti neutrali (“essendo neutrali ed oggettive” – Dichiarazione sulla sostenibilità di Sapporo), portatrici di conoscenze oggettive e finalizzate ad un progresso armonico e sostenibile: “un laboratorio per pensare al mondo del post-crisi” (Francesco Profumo, Rettore del Politecnico di Torino).

Non possiamo non accorgerci del ruolo che oggi viene assegnato all’Università e al mondo della formazione a livello globale e non possiamo non opporci! È per questo motivo che è fondamentale, in vista del G8 dell’Aquila, che il movimento che ha riempito le strade durante l’autunno scorso torni forte in piazza il 19 Maggio per opporsi al summit di Torino.

Londra, Strasburgo, Lovanio, Torino… c’è un filo che lega le contestazioni a tutti questi vertici e che dobbiamo cercare di consolidare ed allungare sempre di più: chi cerca di gestire la crisi sono proprio quegli organi che la crisi l’hanno causata, e cercano di scaricarne i costi soprattutto sulle classi subalterne, sugli studenti, sui lavoratori, sui migranti!
Non possiamo lasciare che ancora una volta gli autoproclamatisi “Grandi della Terra” si riuniscano per decidere, sulle nostre teste, della nostra vita e del nostro futuro. Ogni borsa di studio in meno, ogni mensa chiusa, ogni alloggio soppresso o contratto negato viene da lì… che la crisi la paghino loro!

Facciamo appello a tutti gli studenti, i lavoratori, i disoccupati a partecipare alla manifestazione nazionale che si svolgerà a Torino il 19 maggio, e a tutte le iniziative programmate nei giorni del vertice. Dobbiamo essere in tanti perché non si tratta solo di affrontare chi vuole continuare a mercificare l’Università, ma si tratta di rispondere insieme all’attacco generale portato al mondo della formazione e a quello del lavoro.
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