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“Deportati” in serata al CIE di Brindisi i 9 migranti sequestrati per giorni nel porto di Napoli… domani conferenza stampa, ore 12, p.zza Bellini

14 Aprile 2010
su indymedia tutti gli aggiornamenti e i comunicati della rete antirazzista che sta seguendo attivamente tutta la vicenda
 
video del presidio e delle cariche della polizia
http://www.youtube.com/watch?v=zjjb3qjm47o

 

 
E’ finita con celerini e manganelli contro il diritto d’asilo e contro un centinaio di antirazzisti che dopo due giorni di iniziativa permanente si erano ancora mobilitati per contestare l’inaccettabile deportazione nel CIE di Brindisi!
Caricati perchè facevamo resistenza contro l’ingiustizia e il cinismo! Ostacolando la via della deportazione fuori l’ufficio stranieri della Questura.

I rifugiati scesi dalla "Vera D" nel porto di Napoli grazie alla mobilitazione antirazzista erano uno dei primi casi quest’anno rispetto alla linea dei respingimenti in mare, che viola in maniera grave e sostanziale il diritto d’asilo.

Sarà per questo che malgrado la disponibilità esplicita di un progetto di accoglienza degli stessi rifugiati all’interno dello Sprar da parte del Comune di Napoli,  la Questura, dopo lungo tracheggiare e tanta ipocrisia, ha preferito accodarsi pavidamente alla linea della Lega e di Maroni e deportare tutti nel CIE di Brindisi in attesa dell’audizione della commissione rifugiati!

 

Un segnale ottuso e ideologico a fronte di una società che in tanta parte si era attivata lanciando un’importante messaggio solidale.

Un provvedimento grave e illeggitimo a maggior ragione perchè tra i deportati ci sono sei minorenni, alcuni davvero piccoli e ridicolmente indicati come maggiorenni dal discutibilissimo test biometrico del polso che ormai sopravvive solo in Italia. Ma che per alcuni dei casi cozzava così tanto con l’evidenza degli occhi (e delle foto..) e col diritto di tutela dei minori, che è inquietante la gestione della Questura! Come del resto per l’escamotage del respingimento formulato senza traduttori e forse non notificato, ma soprattutto decretato prima di comunicare loro il diritto e chiedere protezione: una pratica diffusa al solo fine di giustificare il successivo trattenimento nei CIE ed aspramente criticata sul piano internaizonale anche dall’ONU. Tutti provvedimenti che saranno impugnati così come il trattenimento nei CIE, ma che oggi hanno rappresentato una scelta triste e violenta sul piano del diritto internazionale di ragazzi che vengono già da settimane nei containers e subiranno altra galera!

 
Domani alle ore 12.00 conferenza stampa in piazza Bellini (IntraMoenia) della rete antirazzista che presenterà le prossime iniziative in sostegno dei rifugiati della "Vera D" e soprattutto le integrazioni documentali alle denunce e agli esposti in tribunale per mancata tutela dei minori e per violazione del diritto d’asilo

di seguito riportiamo un’ampia sintesi delle notizie, per ricostruire e diffondere ciò che è accaduto in questi giorni e per sottolineare che vicende specificiche come questa o quella che coinvolge Joy e tante altre donne rinchiuse nei C.I.E. non rappresentano "casi eccezionali" ma sono la "prassi non scritta" delle politiche migratorie dell’Italia e dell’Unione Europea, con l’appoggio logistico e militare di strutture come FRONTEX.

ricostruiamo i fatti: cosa è accaduto…

Una nave attraccata l’8 aprile fa nel porto di Napoli (molo Bausan,
nella periferia orientale, verso San Giovanni a Teduccio) è stata
fermata perchè aveva a bordo 9 migranti "irregolari"
. Di queste nove
persone, che la polizia di frontiera dichiara di nazionalità ghanese e
nigeriana, cinque sono minorenni.

Secondo la ricostruzione
accreditata dal comandante russo di questa grossa nave-merci (battente
bandiera liberiana, ma di proprietà di una importante compagnia di
armatori tedesca, la Peter Dohle di Amburgo) i migranti si sarebbero
nascosti in un container al porto di Abidjan in Costa D’Avorio e
avrebbero trascorso così l’intero viaggio.
Non è ben chiaro se in un primo momento la nave sia stata fermata dalla polizia di frontiera per la presenza di immigrati irregolari, o dallo stesso comandante. Sta di fatto che dopo aver "scoperto" la presenza dei migranti, il comandante rilevava di non avere più il numero legale per navigare e chiedeva all’Italia di farsene carico.

Del resto sono in acque nazionali italiane, quindi i minori hanno diritto di tutela mentre gli adulti devono (è un loro diritto!) potere fare domanda d’asilo.  In ogni caso le autorità italiane gli hanno impedito di sbarcare…

La notizia è trapelata solo nella mattinata del 12 aprile, per la protesta dei lavoratori del terminal container, dovuta al fatto che il blocco del molo Bausan aveva interrotto molte delle attività lavorative legate allo scarico merci. Questa è sembrata essere anche l’unica preoccupazione dei media, che hanno trattato molto superficialmente la questione umanitaria dei migranti confinati forzatamente sulla nave sottolineando soltanto il danno economico che l’attracco della nave potrebbe costare, la necessità ripresa dei lavori nel terminal e i risarcimenti, dopo che i "clandestini" sarebbero stati fatti scendere dalla nave (vedi: canale9, il mattino)

In realtà le cose hanno rischiato di prendere una piega ancora peggiore: la nave è stata fermata e sequestrata dalla stessa magistratura in maniera preventiva rispetto alla eventuale copertura dei danni in seguito alla denuncia del Conateco, il consorzio napoletano terminal container, per il blocco del molo.

Quando il 13 aprile è scoppiata la protesta dei portuali, la mediazione tra polizia e comandante della nave è stata quella di far scendere solo tre dei cinque minori a bordo, esclusivamente per rientrare nel numero massimo di persone che consentisse alla nave di fare manovra.

La rete antirazzista si è subito mobilitata, cercando di entrare in contatto con i migranti, facendo notare che i minorenni non possono essere respinti e hanno diritto alla massima tutela da parte dello stato italiano, mentre gli adulti potrebbero voler presentare domanda di asilo politico o protezione umanitaria.

Ogni contatto è stato impossibile in un primo momento, perché la polizia di frontiera ha accampato una scusa dopo l’altra, impedendo di fatto che si rispettassero i diritti di queste persone. La motivazione della polizia di frontiera è stata che ci voleva l’autorizzazione del capitano della nave con cui  è stato a lungo impossibile entrare in contatto diretto. Un chiaro escamotage, dal momento che lo stesso capitano ha tutto l’interesse e la volontà, più volte esternata, di far sbarcare gli immigrati.

Possibile infatti che oltre alle motivazioni umanitarie ce ne siano altre di carattere economico, perchè la perdurante presenza a bordo dei migranti, una volta appurata, potrebbe portare al divieto di scalo anche nel porto di Genova, dove la nave è diretta. Infatti, per fortuna, la Vera D non ha a bordo le gabbie in cui vengono a volte rinchiusi gli immigrati trovati sulle navi! Gabbie in cui vengono segregati fino al ritorno nei presunti paesi di origine in spregio a ogni aspetto del diritto internazionale, specie per profughi e rifugiati, ma tranquillizzando così le autorità di frontiera…

Dopo un’estenuante trattativa con l’armatore tedesco della nave, la capitaneria di porto, la questura di Napoli e la polizia di frontiera, nella tarda serata di ieri 13 aprile, un ampia delegazione della rete antirazzista che presidiava la nave Vera D è riuscita ad ottenere che tre persone salissero sulla nave e incontrassero i migranti. Fra queste tre persone l’avvocato del CIR (Centro Italiano Rifugiati) a Napoli. Durante la visita tutti e nove i migranti hanno firmato la delega all’avvocato manifestando, anche davanti a un pubblico ufficiale (il comandante della nave), la volontà di chiedere asilo politico, di cui l’avvocato ha preso richiesta scritta. Inoltre cinque persone si sono dichiarate minorenni.

Quando la delegazione è scesa dalla nave ha chiesto subito alla Questura di prendere atto delle istanze di asilo e di venire a prendere i migranti per formalizzarle e provvedere all’accoglienza a terra, come è suo dovere legale. Il Questore (che ha interloquito anche con diversi parlamentari) ha invece preso tempo sostenendo che gli uffici potevano formalizzare tutto solo nella mattinata successiva.

[mercoledì 15]
Dopo una intera notte e mattinata trascorsa a picchettare ininterrottamente la nave "Vera D" i immigrati sono scesi dalla nave  (video) e il presidio si è spostato sotto l’ufficio stranieri, che dovrà determinare il percorso con cui i migranti arriveranno alla Commissione asilo, se in condizioni ordinarie e sacrosante di libertà e di accoglienza o con forme di restrizione della libertà (come ad esempio nei CIE) che rappresentano una grave coercizione all’esercizio del diritto alla protezione.

In ogni caso, nella gestione di questa vicenda molti restano i lati oscuri! Anzitutto la questione dei minorenni: ieri la questura dichiarava che "sulla nave non ci sono minorenni", dopo aver fatto dei discutibilissimi esami biometrici solo a tre ragazzi sui cinque che pure erano stati censiti…!! Oggi, in seguito alle insistenze della rete antirazzista e alle varie forme di pressione, altri tre ragazzi sono stati portati a fare gli esami (ancora un’altra persona è risultata nella fascia anagrafica giusta). "Dobbiamo dedurre che se l’espulsione fosse avvenuta oggi, avrebbero proceduto senza verificare le esigenze di tutela dei minori! E’ una responsabilità grave!" "Dobbiamo pensare che senza la protesta dei portuali del molo Bausan tutto sarebbe avvenuto in silenzio e senza alcuna tutela?!"

Poi il misterioso decreto di respingimento, che ai migranti non è stato mai notificato e che in questura sostengono aver prodotto il 7 aprile… perchè finora non è stato notificato? L’espulsione sarebbe comunque sospesa dalla richiesta di asilo, ma l’ipotesi decreto sembra francamente solo una forma di accanimento per rinforzare l’ipotesi di una reclusione nei CIE dei migranti maggiorenni in attesa della valutazione in Commissione della loro richiesta di protezione umanitaria. Una condizione cui sicuramente faremmo ricorso, ma che secondo noi "testimonia ancora una volta il contesto irrituale in cui si svolgono i cosiddetti "respingimenti in mare", che comportano sempre una violazione sostanziale dei diritti minimi e delle tutele dei rifugiati. Una "pratica" che almeno oggi ila rete antirazzista è riuscita a inceppare!"

Rete antirazzista napoletana

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