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Sionismo e Liberazione… una strana coppia!

28 Aprile 2010
Mentre in centinaia di piazza italiane migliaia di persone erano riunite per  ricordare la sconfitta dei nazifascisti nel nostro paese e la fine di una feroce dittatura durata vent’anni,  durante le celebrazioni romane ufficiali del 25 Aprile accadeva qualcosa di “strano”: il ricordo della Resistenza partigiana veniva oscurato – oltre che offeso dalla presenza sul palco della fascista Renata Polverini – perché qualcuno ha deciso che si poteva trasformare questa giornata in un’ulteriore occasione per suggellare l’amicizia incondizionata tra Italia e Israele.

Tutto ben preparato: sul palco, a rappresentare la “Repubblica italiana nata dalla Resistenza”, la neo-eletta governatrice Polverini (da buona fascista solo pochi giorni prima aveva salutato “romanamente” i suoi elettori) sotto, mentre l’Associazione Romana Amici d’Israele distribuiva un volantino che inneggiava al contributo sionista alla Liberazione, sventolavano bandiere di Israele e dell’aviazione israeliana ( “grande protagonista” dei bombardamenti che poco più di un anno fa hanno causato quasi 1.5000 morti a Gaza).

Il volantino distribuito citava “Celebrare la liberazione dell’Italia dalla dittatura nazifascista significa anche ricordare il contributo dato dal sionismo. Movimento che non solo ha emancipato il popolo ebraico dalla condizione di sottomissione e persecuzione in cui si trovava in Europa, al quale ha ridato una patria in cui vivere nel diritto e nella libertà, lo stato di Israele, ma che ha inviato i propri figli a combattere contro le armate tedesche sul suolo italiano”.

Il movimento sionista un “movimento di emancipazione”? Che “ha ridato al popolo ebraico una patria in cui vivere nel diritto e nella libertà”?

Queste poche righe rendono palese come ci si trovi di fronte alla solita, squallida propaganda revisionista: si attribuisce legittimità e normalità ad un movimento e ad una pagina molto travagliata della storia recente senza fare minimamente i conti con ciò che è accaduto e ancora oggi accade quotidianamente sotto la feroce occupazione militare di Israele sulla terra di Palestina. Il movimento sionista, che ancora oggi ha come obiettivo la pulizia etnica del popolo Palestinese, ha usurpato con violenza quella terra ormai sessant’anni fa per proclamare lo stato “democratico” di Israele, uno Stato in cui ancora oggi Palestinesi sono costantemente oggetto di discriminazione.

Ma più che il contenuto del volantino, quello che ci ha lasciati esterrefatti e che ci preoccupa di più, è che tutta la celebrazione è stata caratterizzata da un costante riferimento al Sionismo come movimento emancipatore, marginalizzando e bollando le ragioni della resistenza dei popoli all’oppressione, come quella dei palestinesi con la solita formula vacua e unilaterale: la resistenza è terrorista e quindi illegittima!

Premesso che già la sola presenza di istituzioni e movimenti che, nei fatti,  non condividono nulla dei valori a cui si ispirarono quelle migliaia di uomini e donne impegnate nella Resistenza partigiana,  ci pare un insulto e una vera e propria provocazione, quello che ci preoccupa ancor di più è la criminalizzazione che hanno subito coloro che in quella giornata hanno scelto  di contestare  il “teatrino” ufficiale e hanno portato in piazza bandiere palestinesi.

Ascoltare e leggere dichiarazioni, come quelle della signora Nirenstein (Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera – appartenente anch’essa al Pdl) “È del tutto sconcertante assistere ad atteggiamenti di tale aggressività da parte di gente che ancora osa sventolare bandiere con falce e martello e soprattutto bandiere palestinesi nel giorno della Liberazione”  ci fa pensare che siamo davvero di fronte ad un salto di qualità nell’azione di coloro che provano a cancellare la storia di chi all’oppressione, al fascismo,  ha sempre risposto parlando di un’altra libertà, un’altra giustizia, un’altra solidarietà.

Le resistenze dei popoli oppressi  hanno tutte la medesima legittimità: chi ha celebrato l’oppressione dello Stato israeliano nel giorno della liberazione del nostro paese dall’oppressione nazifascista ha operato un doppio tradimento. Ha insultato non solo coloro che hanno resistito in passato,  ma coloro che di quella resistenza hanno raccolto il testimone, coloro che continuano a resistere oggi, per la difesa della propria terra, dei propri diritti e della propria libertà.

Per queste ragioni, a pochi giorni dall’anniversario della Nakba, non possiamo non ribadire ancora il nostro sostegno al popolo Palestinese contro l’oppressore sionista e la lotta contro tutti coloro che tentano di stravolgere e cancellare i valori dell’antifascismo!
 
 
Ecco il testo diffuso dai sionisti in piazza il 25 aprile a Roma e giustamente contestato dagli antifascisti solidali con la Palestina. Vedere per credere!!
 
25 aprile festa della liberazione.
Ricordiamo la brigata ebraica: contributo del sionismo alla liberazione dell’Italia dal nazifascismo

 
Celebrare la liberazione dell’Italia dalla dittatura nazifascista significa anche ricordare il contributo dato dal sionismo. Movimento che non solo ha emancipato il popolo ebraico dalla condizione di sottomissione e persecuzione in cui si trovava in Europa, al quale ha ridato una patria in cui vivere nel diritto e nella libertà, lo stato di Israele, ma che ha inviato i propri figli a combattere contro le armate tedesche sul suolo italiano.
 
Più di 9ooo ebrei hanno combattuto in Italia contro il nazifascismo. Oltre 5000 facevano pate della "Brigata Ebraica", formata per lo più da volontari ebrei palestinesi fra cui molti di loro già operavano nel "Palestine Regiment", presente fin dal 1941 in Palestina allora sotto mandato britannico. Ma solo nel settembre 1944, in seguito alla pressione dl movimento sionista il governo inglese autorizzò, nell’ambito dell’ottava armata, la nascita della jewish brigade, che combattè sotto il segno distintivo del magen David, la stella celeste a sei punte su fondo bianco che costituirà la bandiera del futuro stato di Israele. La brigata partì da Alessandria d’Egitto, sbarcò a Taranto e risalì la penisola lungo il versante adriatico, fino al tarvisio, per poi continuare a operare oltrefrontiera fino al 1946. Il contributo di quei volontari sionisti fu determinante, rendendosi protagonisti prima dello sfondamento, nel marzo del 1945, della linea gotica nella vallata del Senio, e quindi della liberazione della Romagna fino a Bologna.
 
In un periodo che pur vedeva il governo inglese contrastare l’emigrazione ebraica in Palestina, la scelta del movimento sionista di schierarsi senza indugio dalla parte della libertà e della democrazia costituì il fondamento ideale e concreto che permise, dopo pochi anni, la nascita dello stato di Israele apprvata dalle Nazioni Unite.
 
La memoria della Brigata ebraica nell’ambito della commemorazione del 25 aprile è per noi l’occasione per esprimere sostegno alle donne e agli uomini che, nel mondo, lottano per far prevalere i principi di libertà e democrazia e per rinnovare la nostra solidarietà allo stato di Israele, unica società democratica del medio Oriente, la cui esistenza continau a essere messa in discussione dagli stessi disegni totalitari che opprimono i popoli dell’intera regione.

 
Associazione Romana Amici d’Israele

 

Ed ecco la nota diffusa dall’on Fiamma Nirenstein sul 25 aprile. Un esempio di odio verso "comunisti e palestinesi". Perchè, dunque, solo noi dovremmo portare rispetto verso costoro?

 
"Esprimo tutta la mia solidarietà alla Presidente della Regione Lazio Renata Polverini che è stata contesta con fischi e lancio di uova oggial corteo a Porta San Paolo per l’anniversario della Liberazione.
Plaudo inoltre al Presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti per essersi rifiutato di prendere la parola perché ciò era stato negato alla Polverini.
Voglio anche ringraziare il presidente nazionale dell’Anpi, Massimo Rendina e Ernesto Nassi, segretario provinciale dell’Anpi Roma, per aver ribadito la necessità di ricorrere all’unità e al rispetto nelle celebrazioni per la Liberazione e per aver ricordato il contributo della Brigata Ebraica alla liberazione dell’Italia dal nazifascismo.
La Brigata, infatti, è stata a sua volta contestata con attacchi al corteo che ne sventolava lo stemma insieme a bandiere d’Israele, nonché ad Alberto Tancredi, presidente dell’Associazione romana Amici d’Israele, salito sul palco per prendere la parola.
E’ del tutto sconcertante assistere ad atteggiamenti di tale aggressività da parte di gente che ancora osa sventolare bandiere con falce e martello e soprattutto bandiere palestinesi nel giorno della Liberazione, quando si sa che il Gran Mufti di Gerusalemme, Haj Amin al-Husseini, passava in rivista le truppe naziste insieme al suo alleato Hitler".

Fiamma Nirenstein

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