Seminario> “Il diritto d’autore in balia della rete” con il collettivo Ippolita (Mi)
13 Maggio 2010
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LA PEGGIORE FORMA DI PROPRIETA’ PRIVATA
Con l’ingresso nella fase matura del web 2.0 si fa quanto mai urgente una riflessione sull’attuale funzione del diritto d’autore, sui suoi utilizzi e i suoi scopi reali. Il copyright, dichiarato da più parti uno strumento obsoleto, continua ad essere, in barba a tutto, uno dei pilastri su cui poggia l’architettura moderna della proprietà intellettuale, una delle peggiori forme della proprietà privata.
"CON LE NOSTRE DISCUSSIONI SERIE SI ARRICCHISCONO SOLO LE COMPAGNIE TELEFONICHE”
La diffusione di massa dei social network, nel veicolare il passaggio dal download allo streaming, ha fatto cadere l’ultima foglia di fico della restrizione all’accesso delle opere dell’ingegno umano, quella della tutela della creatività individuale. Infatti, ad un’accresciuta (benché mercificata) circolazione dei contenuti creativi ha corrisposto il solo profitto delle piattaforme commerciali e degli Internet Service Provider, senza ritorno alcuno per gli autori. A tutto ciò si sommano le pesanti ripercussioni in termini di violazione della privacy e di bombardamenti pubblicitari "intelligenti" che siti come MySpace, Youtube e Facebook propinano ai propri utenti ad ogni click…
Con l’ingresso nella fase matura del web 2.0 si fa quanto mai urgente una riflessione sull’attuale funzione del diritto d’autore, sui suoi utilizzi e i suoi scopi reali. Il copyright, dichiarato da più parti uno strumento obsoleto, continua ad essere, in barba a tutto, uno dei pilastri su cui poggia l’architettura moderna della proprietà intellettuale, una delle peggiori forme della proprietà privata.
"CON LE NOSTRE DISCUSSIONI SERIE SI ARRICCHISCONO SOLO LE COMPAGNIE TELEFONICHE”
La diffusione di massa dei social network, nel veicolare il passaggio dal download allo streaming, ha fatto cadere l’ultima foglia di fico della restrizione all’accesso delle opere dell’ingegno umano, quella della tutela della creatività individuale. Infatti, ad un’accresciuta (benché mercificata) circolazione dei contenuti creativi ha corrisposto il solo profitto delle piattaforme commerciali e degli Internet Service Provider, senza ritorno alcuno per gli autori. A tutto ciò si sommano le pesanti ripercussioni in termini di violazione della privacy e di bombardamenti pubblicitari "intelligenti" che siti come MySpace, Youtube e Facebook propinano ai propri utenti ad ogni click…