Lettera aperta alla comunità accademica sul divieto di ingresso in Palestina notificato a Noam Chomsky
16 Maggio 2010
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In questi giorni l’università palestinese di Bir Zeit , alle porte di Ramallah, avrebbe dovuto ospitare due lezioni di Noam Chomsky: “America and the world” e “America at home”. Ma il 16 maggio, al momento dell’ingresso in Cisgiordania, il professore di Linguistica e Filosofia del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston è stato trattenuto per alcune ore alla frontiera. Dopo aver comunicato ripetutamente con il Ministero degli Interni, un ufficiale israeliano ha apposto sul passaporto di Chomsky il timbro: “Denied Entry”. Il motivo dell’interdizione è nella dichiarazione che il militare israeliano ha riferito a Chomsky: “Ad Israele non piace ciò che lei dice”.
I funzionari israeliani hanno parlato di un equivoco per giustificare il provvedimento. La portavoce del Ministero degli Interni, Sabine Haddad, ha riferito che stanno cercando di fare chiarezza sulla questione. In realtà non c’è molto da chiarire nel comportamento di Israele. Al di là delle scuse di maniera profuse a poche ore dall’“incidente”, non c’è spazio per alcun misunderstanding, come ha affermato lo stesso Chomsky in un’intervista rilasciata ad Al Jazeera. La grave colpa per cui l’eminente studioso ha meritato il provvedimento sono le critiche che negli anni ha formulato allo stato israeliano.
Categorie:palestina, scuola e università