OPERAZIONE FOIBE: un tentativo di riscrivere la storia
/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-priority:99;
mso-style-qformat:yes;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:11.0pt;
font-family:”Calibri”,”sans-serif”;
mso-ascii-font-family:Calibri;
mso-ascii-theme-font:minor-latin;
mso-fareast-font-family:”Times New Roman”;
mso-fareast-theme-font:minor-fareast;
mso-hansi-font-family:Calibri;
mso-hansi-theme-font:minor-latin;}
Da decenni ormai, in Italia, è in atto una vera e propria campagna di offuscamento ideologico della memoria storica. Una campagna, condotta attraverso una vera e propria riscrittura e reinterpretazione della storia recente e meno recente, finalizzata alla diffusione di stereotipi nazionalisti, sciovinisti e razzisti, assunti da governi di qualsiasi colore, con il fervente sostegno degli ultimi presidenti della repubblica.
Questo processo di riscrittura, che pone sullo stesso piano partigiani e repubblichini (un esempio lampante è il dl 1360/08: presentato da un folto gruppo di parlamentari prevede l’istituzione dell’Ordine del Tricolore, onorificenza da assegnare indifferentemente a partigiani, deportati, internati militari e a soldati e militi della Repubblica di Salò), che definisce le lotte degli anni ’60 e ’70 "scontri tra opposti estremismi", tende inoltre a riabilitare e legittimare noti fascisti e neofascisti, spacciandoli per intellettuali che si adoperano affinché, per una volta, la storia sia scritta "con il sangue dei vinti". Uno degli esempi più nitidi dell’ondata revisionista è il dibattito che negli ultimi anni si è scatenato intorno alla questione delle foibe. Dibattito che ha portato a definire la legittima resistenza delle formazioni partigiane, che combattevano contro l’oppressione nazi-fascista, come una guerra civile tra fratelli italiani e a dipingere i morti delle foibe come vittime della brutale violenza nazionalista dei partigiani jugoslavi contro civili italiani inermi, insabbiando i documenti che provano che gli infoibati sono per lo più fascisti della prima ora e collaborazionisti.
L’università non è esente da colpe: anche nelle aule degli atenei spesso la storia viene riscritta ad uso e consumo di quanti, strumentalmente, tentano di rovesciarla dandone una lettura ideologica.
Il 10 febbraio, giornata della memoria per i morti nelle foibe, facciamo un primo passo per riappropriarci della verità e per opporci ad ogni tentativo revisionista!
intervengono
RENZO CARLINI ex docente di storia contemporanea presso l’Università "l’Orientale" di Napoli
STEFANO MACERA "Corrispondenze Metropolitane" [Collettivo di controinformazione e d’inchiesta – Roma]
ALEKSANDRA ZABJEK docente di lingua slovena presso l’Università "l’Orientale" di Napoli
COLLETTIVO AUTORGANIZZATO UNIVERSITARIO