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Montatura giudiziaria. Arrestate 2 persone per i fatti del 1° maggio

30 Luglio 2010
VENERDI 30 LUGLIO – ORE 18:00
PRESIDIO SOTTO IL CARCERE DI POGGIOREALE, P.LE CENNI
 

Il 1° maggio di quest’anno fu indetta una manifestazione dalla rete anticapitalista campana, alla quale parteciparono anche altre realtà del mondo del lavoro, del precariato oltre che singoli. Sin dall’inizio del concentramento del corteo, a p.zza Mancini, iniziarono le prime provocazioni da parte di un gruppetto di neofascisti. Dopo poco che il corteo di oltre un migliaio partì, lo stesso gruppetto, di circa 5 persone, alcune delle quali sicuramente appartenenti a Casapound (“fascisti del terzo millennio”, come si autodefiniscono), si fa notare dai manifestanti inveendo e facendo saluti romani; in altre occasioni a questi comportamenti sono seguite gratuite aggressioni o agguati squadristi.

Alla chiara provocazione, “stranamente” lasciata correre dagli uomini della digos, i personaggi in questione furono allontanati dai manifestanti. A questo punto scoppia il caos e la rissa, che si protrae nei vicoli adiacenti. Una situazione caotica ed incontrollabile, nella quale viene ferita una persona adulta che partecipava al corteo e un ragazzo di destra aderente a Casapound viene accoltellato.  Nessuna premeditazione quindi da parte del corteo, se non la provocazione messa in atto da questo gruppetto che evidentemente si sentiva protetto.

In questi giorni, dopo mesi dai primi interrogatori, gli arresti di Antonio e Umberto, con la gravissima accusa di tentato omicidio e versioni giornalistiche che accreditano senza ombra di dubbio quella degli inquirenti.
Ci chiediamo innanzitutto come mai  se tutta la dinamica fosse così chiara, con tanto di filmati delle videocamere,  si è aspettato circa 3 mesi prima di procedere agli arresti?  Evidentemente per avere il tempo di congegnare una montatura che vedesse tutti coinvolti: centri sociali, precari, collettivi studenteschi e sindacalismo di base, nel tentativo di criminalizzare l’opposizione sociale in questa città!

Antonio lo conosciamo bene, un compagno anarchico generosamente impegnato nelle lotte sociali (a difesa della salute, dell’ambiente e dei migranti, contro la precarietà)  e sappiamo con certezza estraneo all’accoltellamento. La storia del nostro paese ci insegna che sbattere dentro un anarchico e sulle prime pagine dei giornali, rende più credibile anche la più incredibile delle inchieste, nonché costituisce un comodo capro espiatorio.
Di Umberto conosciamo poco o niente, se non che era uno dei numerosi partecipanti al corteo trovatosi coinvolto nella dinamica convulsa e che probabilmente abbia agito solo per autodifesa. Non è un militante di nessuna delle organizzazioni promotrici del corteo.

Vogliamo però ricordare che per circa tre mesi, Casapound con i suoi proclami xenofobi e razzisti e la complicità di politici del centro-destra cittadino, ha occupato uno spazio a Materdei, dal quale furono cacciati in seguito alle numerose mobilitazione cittadine e di quartiere che coinvolsero migliaia di persone. Ancora, che Casapound fa parte di quella galassia dell’estrema destra che per circa un anno ed impunemente si è resa responsabile in città di una miriade di aggressioni di stampo squadrista contro militanti dei movimenti sociali e non solo, nelle piazze, sugli autobus, fino al lancio di molotov contro un centro sociale e l’aggressione che ha lasciato ferito gravemente uno studente sedicenne.

Per quel che ci riguarda continueremo ad essere impegnati nelle mobilitazioni antifasciste,  antirazziste e antisessiste, come abbiamo fatto in questi mesi insieme a tanti altri, assolutamente convinti che la lotta contro il vecchio e il nuovo fascismo, oggi rinvigorito dal governo di centro-destra, si fa con le grandi mobilitazioni  di massa, con il radicamento nei quartieri, nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università.

Rivendichiamo la libertà di Antonio e di Umberto e rispediamo al mittente le montature giudiziarie, come la logica degli opposti estremismi in cui ci vorrebbero ingabbiare.

Per tali ragioni mai come in questo momento storico e di fronte all’attacco generalizzato alle condizioni di vita e di lavoro che scarica sui più deboli, sui lavoratori, sui migranti, sui “diversi”, le responsabilità ed i costi della crisi, continueremo a mobilitarci, al di là di ogni teorema.

RETE ANTICAPITALISTA CAMPANA

 
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