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Ogni morto è il volto dell’Imperialismo!

3 Maggio 2009
Alle 11 di stamattina, a Herat, Afghanistan, una pattuglia di militari italiani spara decine di colpi contro un’automobile: muore una bambina di 13 anni, restano gravemente feriti i suoi genitori ed un altro parente.   Una vita spezzata, altre tre distrutte: un crimine senza scusanti. Un crimine che ci ricorda qual è la vita concreta delle popolazioni che avremmo “liberato”, che ci sbatte in faccia qual è il vero volto dell’imperialismo, che ci spinge a lottare contro le politiche guerrafondaie della NATO.  



È nauseante il modo in cui la notizia viene presentata dai principali media nazionali, “embedded” esattamente come gli analoghi statunitensi, sempre pronti a sostenere la nostra politica estera e a riportare la versione dell’Esercito. Nella ricostruzione ufficiale – la sola versione che ci è dato di sapere, nonostante la “pluralità” di diversi giornali e TG – si ripete ossessivamente la parola “incidente”, si insiste sul fatto che la macchina procedeva “a forte velocità”, che non si era fermata ad un “alt” intimato con un gesto della mano (!), che i colpi sono stati esplosi prima “in aria”, poi “per terra”, poi addirittura sul “vano motore”. Si dice addirittura che il modello dell’auto sia quello “più usato come autobomba dai terroristi”, insinuando che in fondo la famiglia se l’è cercata. Tutto va nella direzione di giustificare gli “italiani brava gente”, che stanno lì a distribuire caramelle e mai sparerebbero contro civili inermi. Se poi “capita”, è colpa loro. Peccato che questi “incidenti”, in Iraq ed in Afghanistan, siano capitati piuttosto spesso!



Fra l’altro, non è dato però sapere perché, secondo le stesse ricostruzioni, tre pattuglie bardate di tutto punto abbiano sentito la necessità di fare fuoco contro una piccola vettura, quando peraltro questa era a “dieci metri” con passeggeri e bagagli (fra cui una chitarra!) pienamente visibili. E perché la pattuglia abbia tranquillamente continuato la sua strada senza, non diciamo dare soccorso, ma verificare l’esito dell’“operazione”. Tutto questo è rubricato come “dinamica da accertare”, e rimandato ai prossimi anni. Intanto ci si dice che c’è un’“inchiesta in corso”, e noi ci sentiamo davvero democratici. Inutile dire che giustizia, questa famiglia distrutta, non ne vedrà mai.    




Nel frattempo il Ministro degli Esteri Frattini dice che la colpa non è dei “valorosi soldati”, ma “degli estremisti e dei terroristi che hanno provocato questa situazione” (vagli a spiegare che è la missione NATO ad avere occupato l’Afghanistan da quasi otto anni, causando decine di migliaia di morti…). Il Ministro della Difesa La Russa parla dell’episodio come una delle “terribili evenienze che non possono mai essere escluse”. Gli auguriamo sentitamente di trovarsi prima o poi in qualcuna di queste “evenienze”.   




In realtà, sia nel comportamento dei militari, che nei commenti dei politici e nelle cronache dei giornalisti, c’è lo sprezzo per la vita di popolazioni “inferiori” e “sottomesse”, c’è l’idea di non dover rendere conto a nessuno delle proprie azioni. In un momento in cui persino l’organizzazione statunitense Freedom House accusa l’Italia di condizionare pesantemente la libertà di stampa (a causa “di limitazioni imposte dalla legislazione, dell’aumento delle intimidazioni nei confronti dei giornalisti da parte del crimine organizzato e di gruppi dell’estrema destra, e di una preoccupante concentrazione della proprietà dei media”), il nostro compito resta quello di informare, far circolare notizie, suscitare dibattiti, organizzare iniziative e cortei, lottare quotidianamente perché le politiche di guerra – fra le preferite del capitale per uscire dalla crisi – siano sconfitte.  




Dopo il corteo di Strasburgo del 4 aprile, che intendeva “guastare la festa” ai 60 anni della NATO, e che ha visto in tutta Europa iniziative gemelle (anche nella nostra città si è tenuta una manifestazione sotto la base di Bagnoli, il comando più importante del Mediterraneo (http://cau.noblogs.org/post/2009/04/04/strasburgo-chiama-napoli…-comunicato-corteo-4-aprile), rilanciamo ovunque la mobilitazione contro la guerra e le basi militari! Combattiamo l’imperialismo di casa nostra! Facciamo di ogni spazio sociale, di ogni scuola e università, di ogni luogo di lavoro, un centro di lotta e di controinformazione!  


COLLETTIVO AUTORGANIZZATO UNIVERSITARIO
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