Il compagno Sa’adat: unità e lotta contro l’occupante
Tratto da: http://www.pflp.ps/english/
traduzione a cura del Collettivo Autorganizzato Universitario
Il 14 gennaio 2009, il Segretario Generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), il compagno Ahmad Sa’adat, da dietro le sbarre della prigione degli occupanti, ha rilasciato una dichiarazione chiamando alla assoluta unità di tutte le forze nazionali ed islamiche come compito immediato del nostro popolo impegnato nella resistenza all’occupante, sottolineando che quest’ultimo ha continuato a fallire nel raggiungimento dei suoi obiettivi politici.
Il compagno Sa’adat ha sostenuto che i crimini di guerra dell’occupante contro il nostro tenace popolo palestinese sono proseguiti, tuttavia hanno continuato ad affrontare e ad essere combattuti dalla fermezza del nostro popolo, dalla valorosa resistenza e dalla solidarietà con la lotta dei palestinesi da parte araba ed internazionale. Sa’adat ha lanciato un appello:
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Per sforzi concordati ed unificati di tutte le nostre forze politiche e sociali e per l’unità nella resistenza contro l’occupazione. Ha chiesto che le forze di sicurezza palestinesi in Cisgiordania rilascino tutti i prigionieri politici e mettano fine alla pratica di imprigionare coloro che resistono all’occupazione, chiamando tutti ad intensificare la risposta e la resistenza per fermare questa vigliacca aggressione, per sconfiggere l’occupazione e per raggiungere i nostri obiettivi nazionali.
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Per accelerare la formazione di una leadership nazionale unificata di tutte le organizzazioni politiche nazionali ed islamiche in questa fase critica della lotta del nostro popolo, stabilendo l’unità ed un dialogo che comprenda tutti, all’indomani della fine dell’aggressione, per continuare la battaglia contro l’occupante ed i suoi crimini.
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Affinché la posizione ufficiale araba raggiunga almeno il livello di quella del Venezuela e del presidente Hugo Chavez. Ha chiesto poi ai regimi arabi di smetterla di usare le divisioni interne ai palestinesi per giustificare il loro fallimento nello svolgimento del compito di sostenere la resistenza palestinese ed il nostro tenace popolo, e di porre termine al silenzio ed alla complicità araba ed internazionale con i crimini di guerra dell’occupazione.
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Qualsiasi iniziativa internazionale o araba riguardante la brutale aggressione contro il nostro popolo deve essere basata sull’inclusione dell’incriminazione dell’occupante per crimini di guerra, del ritiro delle forze di occupazione, dell’immediata fine dell’assedio e della totale e completa apertura di tutti i confini, in particolare del valico di Rafah. Qualsiasi questione minore potrà essere discussa successivamente, perseguendo l’interesse nazionale del nostro popolo e segnando la fine degli obiettivi politici dell’aggressione.
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Qualsiasi colloquio per una tregua di lungo periodo deve essere affrontato solo in un contesto in cui si protegga il nostro popolo e si raggiungano i suoi diritti nazionali – il diritto al ritorno, quello all’autodeterminazione, all’indipendenza ed alla sovranità con Gerusalemme come nostra capitale.