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Sul corteo del 17 gennaio a Roma in solidarietà col popolo palestinese

23 Gennaio 2009
Il 17 gennaio in decine di migliaia abbiamo manifestato a Roma in solidarietà con la Palestina. Eravamo in piazza per far sentire la nostra voce, per farla giungere alle orecchie di un popolo intero che da ormai più di sessant’anni è colpito da stragi e vessazioni quotidiane. L’aggressione israeliana contro Gaza, cominciata il 27 dicembre 2008, e che fino ad ora ha fatto più di 1300 morti e circa 5000 feriti, non è infatti che l’ultimo massacro subito dai palestinesi.

Sono però sessant’anni che questo popolo coraggioso non china il capo, non si arrende dinanzi ad una brutalità inaudita, dinanzi agli assassini, all’embargo, alle deportazioni, alle mediazioni al ribasso sulla propria pelle. Eravamo in piazza a Roma, così come lo siamo stati in questi giorni nelle nostre città, per esprimere il nostro sostegno incondizionato ad una resistenza che, capace ugualmente di infliggere duri colpi al nemico, si trova a fronteggiare non solo la potenza militare israeliana ma anche l’imperialismo statunitense e quello europeo, che quotidianamente spalleggiano l’alleato sionista.

È per questo che non rimaniamo stupiti davanti alla quasi assoluta assenza di copertura mediatica del corteo da parte dei grandi mezzi di informazione. Il ruolo che essi continuano a svolgere è perfettamente in linea con quello di chi cancella la storia e la “catastrofe” del 1948, taccia la resistenza di “terrorismo”, giustifica l’aggressione a Gaza come “legittima difesa”, equipara continuamente antisionismo ed antisemitismo, sigla accordi di partenariato strategico con Israele, continua a vendere armi allo stato sionista, processa compagni che si “permettono” di contestare la presenza dei rappresentanti dello stato sionista all’Università (proprio in questi giorni sarà pronunciata la sentenza del processo contro 7 compagni del Collettivo Politico di Scienze Politiche di Firenze, imputati per aver contestato nel 2005 l’allora ambasciatore di Israele Ehud Gol, invitato all’università per tenere una “lezione sulle prospettive di pace in Medioriente”!!!)

Di fronte ad un simile, indecente panorama, di fronte alla continua falsificazione delle più elementari verità, gli striscioni, i cori e gli slogan che hanno riempito le vie di Roma acquisiscono un significato ancor più importante: non è possibile alcuna equidistanza tra oppressi e oppressori, tra aggrediti e aggressori, tra vittime e carnefici!
Abbiamo fatto nostre le rivendicazioni della resistenza palestinese rifiutando fin da ora la possibilità di una “forza internazionale” che sarebbe solo un’arma in più contro questo popolo come già è stata la missione UNIFIL II in Libano; chiedendo il ritiro delle truppe d’occupazione, il rilascio dei detenuti politici, la fine dell’embargo e l’apertura dei confini; lottando nelle nostre università e nelle nostre città contro l’imperialismo dell’Italia e dell’Unione Europea che anche negli ultimi giorni hanno dato prova dell’indiscusso appoggio alla carneficina perpetrata da Israele. 


Estendiamo la mobilitazione per mettere fine al massacro di Gaza!
Facciamo di scuole e università un luogo di lotta e controinformazione
Contro l’imperialismo europeo e statunitense!
Solidarietà ai compagni sotto processo!
Libertà per Sa’adat e per tutti i prigionieri politici rinchiusi nelle carceri dell’ANP e di Israele!

Per una Palestina libera, unita e rossa!

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