Quella che segue è una rassegna stampa, certamente non esaustiva, sulle attività della NATO negli ultimi giorni. Crediamo possa essere importante per quanti quotidianamente si battono contro l’oppressione, contro l’imperialismo, contro il militarismo, avere a disposizione una serie di elementi che i media mainstream volutamente occultano. Le attività dell’Alleanza Atlantica, tanto sul fronte interno (repressione, militarizzazione dei territori) quanto su quello esterno (guerra, conflitti inter-capitalistici), comportano ripercussioni concrete sulle nostre vite e devono essere contrastate nella maniera più determinata possibile. Riteniamo che anche una ‘semplice’ rassegna stampa possa costituire un utile strumento per la costruzione di quelle capacità necessarie all’elaborazione di una risposta contundente agli attacchi che quotidianamente ci vengono sferrati.
Make NATO History!
Fuori l’Italia dalla Nato! Fuori la NATO dall’Italia!
1) NATO e Georgia
Le esercitazioni di 1300 militari provenienti da 19 paesi che si terranno tra il 6 maggio ed il 1 giugno in Georgia continuano ad essere punto centrale delle relazioni tra Russia da una parte e NATO dall’altra. Esponenti del governo di Mosca hanno più volte ribadito la propria visione secondo cui queste operazioni sarebbero un ‘mostrare i muscoli’ da parte dell’Alleanza Atlantica che non può essere tollerato. Il governo di Tbilisi fa sapere che le esercitazioni serviranno ad aumentare il grado di preparazione delle Forze Armate georgiane nonché l’interoperabilità con le forze NATO.
Il ministro degli Esteri britannico, Milliband, ha affermato che il desiderio della Georgia di entrare nella NATO è assolutamente legittimo e che l’organizzazione atlantica lo appoggerà in pieno. Ha poi aggiunto che la NATO non riconoscerà l’indipendenza delle due regioni secessioniste (Abkhazia e Ossezia) né tanto meno l’esistenza di una sfera di influenza russa.
La Serbia ha intanto annunciato, sempre per bocca del suo ministro degli esteri, che non prenderà parte alle esercitazioni dal momento che si configurano come una minaccia alla sicurezza della Federazione Russa. Si è così aggiunta ad altri paesi che hanno reso noto che non prenderanno parte alle operazioni: Lettonia, Estonia, Kazakhstan e Moldavia.
Nel frattempo le popolazioni che hanno subito le distruzioni della guerra in Georgia dello scorso agosto sono preoccupate per la possibilità dello scoppio di un nuovo conflitto e stanno cominciando a scendere in piazza.
Fonti:
http://groups.yahoo.com/group/stopnato/message/38959
http://www.geotimes.ge/index.php?m=home&newsid=16202
http://rustavi2.com/news/news_text.php?id_news=31317&pg=1&im=main&ct=0&wth=
http://www.b92.net/eng/news/politics-article.php?yyyy=2009&mm=04&dd=28&nav_id=58786
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=13418
2) NATO e AfPak
Il presidente statunitense Obama ha dichiarato che la guerra non si risolverà se non con un approccio regionale. In Afghanistan si vince solo se si vince anche in Pakistan. Quest’ultimo diviene dunque scenario di fondamentale importanza. Le forze NATO dovranno occuparsi di sconfiggere la resistenza afghana e pakistana che nelle ultime settimane ha raggiunto un importante risultato: si è giunti ad una nuova alleanza tra i talebani afghani e quelli pakistani. Islamabad secondo molti analisti è sull’orlo del collasso a causa delle pressioni provenienti dai settori islamici più vicini ai talebani. Per USA e paesi NATO diviene centrale sventare la possibilità di un Pakistan dotato di armi atomiche.
Anche per questo i contingenti dei paesi già implicati nelle operazioni belliche saranno aumentati: di questi giorni è l’annuncio del raddoppio delle truppe estoni (da 150 a quasi 300) e quello di altri 450 soldati inviati da Sidney.
Aumentano i soldati e allo stesso tempo il livello della censura. La NATO ha dato nuove disposizioni ai giornalisti presenti a Kandahar restringendo di fatto la possibilità di muoversi sul territorio e di svolgere il proprio mestiere. Il tutto è giustificato sulla base di motivi di sicurezza, ma alcune associazioni canadesi hanno già denunciato queste misure come forme di censura inaccettabili.
Intanto, il nuovo ambasciatore statunitense a Kabul sarà il Lt. Gen. Karl Eikenberry, che ha finora lavorato al Comitato Militare della NATO a Bruxelles.
Fonti:
http://www.citizen-times.com/apps/pbcs.dll/article?AID=200990420038
http://thenews.jang.com.pk/daily_detail.asp?id=174162
http://www.defenselink.mil/news/newsarticle.aspx?id=54114
http://www.abc.net.au/news/stories/2009/04/29/2555859.htm
http://www.nasdaq.com/aspx/stock-market news-story.aspx?storyid=200904280652dowjonesdjonline000358&title=estonia-could-double-afghanistan-isaf-force-ministry
http://www.google.com/hostednews/canadianpress/article/ALeqM5gXHes62vbQP-5axfjuEYw2Bk-_2w
3) NATO e Pirati
Il 24 aprile la NATO ha preso la decisione di rafforzare il proprio impegno nel contrasto delle attività dei pirati al largo delle coste somale. Ha infatti deciso di riportare lo Standing NATO Maritime Group 1 (SNMG1) nella zona del Golfo di Aden, dove rimarrà fino al 28 giugno, cancellando le visite che aveva previsto ai porti di Singapore e dell’Australia.
L’obiettivo è rafforzare la sicurezza delle rotte del commercio marittimo e della navigazione internazionale nei pressi del Corno d’Africa ("enhance the safety of commercial maritime routes and international navigation off the Horn of Africa").
Dal punto di vista politico, nei prossimi giorni e nelle prossime settimane si discuterà della possibilità di affidare alla NATO un ruolo di lungo termine nel contrasto delle azioni dei pirati.
La notizia non arriva come un fulmine a ciel sereno visto che nel documento uscito dall’incontro NATO del 3-4 aprile a Strasburgo/Kiehl si affermava esplicitamente: "Stiamo considerando opzioni per un possibile ruolo di lungo termine della NATO nel combattere la pirateria, compresa l’eventualità di accogliere richieste regionali per la costruzione di capacità marittime" (“We are considering options for a possible long-term NATO role to combat piracy, including by taking into account, as appropriate, regional requests for maritime capacity-building").
Anche la Finlandia potrebbe dare il proprio contributo inviando l’unica sua nave adatta alla situazione: la Pohjanmaa. Essa agirebbe all’interno dell’“Operazione Atalanta”, lanciata dall’Unione Europea nel dicembre del 2008 per sconfiggere i pirati, ritenuti una minaccia al commercio internazionale. Bisogna ricordare che navi battenti bandiere dei paesi membri dell’UE sono fortemente implicate da una parte nel saccheggio delle risorse marittime somale, dall’altra nello sversamento di rifiuti tossici e nucleari nei pressi delle coste del paese africano.
Fonte:
http://www.nato.int/cps/en/SID-23AFA904-E6292AE5/natolive/news_53420.htm
http://www.hs.fi/english/article/Finnish+naval+vessel+to+waters+off+Somalia/1135245497297
4) NATO e Guerra in Jugoslavia
Il 27 aprile 2009 ricorre il decimo anniversario della strage di Surdulica. La città serba fu oggetto di un bombardamento aereo della NATO che lasciò sul campo 20 morti civili, di cui 12 bambini, circa 100 feriti e la distruzione o il danneggiamento di 500 case. Aerei NATO tornarono a bombardare la piccola cittadina anche il 31 maggio 1999 provocando altri 20 morti e 88 feriti.
Fonte:
http://www.b92.net/eng/news/society-article.php?yyyy=2009&mm=04&dd=27&nav_id=58775
5) NATO e Kosovo
Il 27 aprile 2009 si sono registrate tensioni nel Kosovo settentrionale: circa 150 persone hanno protestato per le strade contro la ricostruzione delle case appartenenti alla popolazione albanese. Ci sono stati scontri con le forze NATO (KFOR) e con quelle dell’Unione Europea (EULEX). Queste ultime hanno utilizzato gas lacrimogeno per disperdere i manifestanti. Un soldato francese è stato colpito da un sasso. A Mitrovica ci sono stati due episodi significativi: Lamfalussy, portavoce della missione EULEX, ha dichiarato che una granata è stata lanciata contro gli uffici della polizia locale e un’altra contro quelli della KFOR. Questa ha ripreso il controllo dell’area di Brdjani entrando con carri armati e artiglieria pesante.
Fonte:
http://www.dw-world.de/dw/article/0,,4210681,00.html