Comunicati FPLP 13-17 giugno
traduzioni a cura del Collettivo Autorganizzato Universitario
17 giugno 2009
La dichiarazione del Fronte richiede la cessazione immediata di questi interventi, e che la finiscano con i loro tentativi di indebolire il governo iraniano e minare la sicurezza e la stabilità del popolo iraniano e di tutto quello della regione. L’FPLP ha espresso la sua solida fiducia nell’abilità del popolo iraniano, dei suoi leader e delle forze politiche e sociali a gestire le proprie questioni attraverso mezzi pacifici.
15 giugno 2009
Il comunicato dichiara che la richiesta di Netanyahu ai Palestinesi di riconoscere uno “Stato ebraico” dentro la loro stessa terra e negando loro il diritto di autodeterminazione è una richiesta razzista che porta ad una totale sconfitta, rilevando che egli ha rifiutato il diritto al ritorno dei rifugiati alle loro case, ha chiesto l’annessione di tutta Gerusalemme e ha richiesto uno stato Palestinese “demilitarizzato” senza alcuna autonomia sovrana, che esiste soltanto in quanto protettorato di Israele. Il piano di Netanyahu, dice la dichiarazione, non è nulla di più che un’amministrazione della popolazione al servizio dell’occupante, soggetta alle sue richieste di “sicurezza” e “sviluppo economico” attraverso lo sfruttamento della popolazione e delle risorse palestinesi.
Netanyahu, si legge nella dichiarazione, sta cercando, attraverso i cosiddetti “negoziati” con i regimi arabi e la leadership palestinese, la sicurezza e la promozione del turismo ed opportunità economiche, il tutto mentre continuano l’assedio, i crimini di guerra, le aggressioni e la violazione dei luoghi santi, contro i Palestinesi ed il popolo Arabo. Le sue richieste sono completamente in violazione della legge internazionale e dei diritti umani. La dichiarazione si conclude enfatizzando il bisogno di unità nazionale e di un’azione popolare araba contro gli schemi sionisti, che rafforzi la resistenza e risponda alla continua guerra di Netanyahu contro il nostro popolo.
13 giugno 2009
Il corteo è stato la più vasta manifestazione per l’unità nazionale a Gaza dal giugno ’07, e vi hanno largamente partecipato masse di persone, organizzazioni popolari, di donne, di lavoratori e studenti, oltre a quadri, membri e sostenitori dell’FPLP.
Il Compagno Jamil Majdalawi, membro dell’Ufficio Politico dell’FPLP, durante la manifestazione ha affrontato nel suo discorso il punto-chiave, vale a dire l’unità nazionale per combattere l’occupazione ed i piani USA/Israele contro il popolo Palestinese ed Arabo. Ha espresso la sua solidarietà al Compagno Ahmad Sa’adat, il Segretario Generale dell’FPLP attualmente imprigionato, ed al suo sciopero della fame contro le prigioni dell’occupazione. Ha fatto appello all’unità nazionale contro l’occupazione ed ha sollecitato affinché Fatah e Hamas si facciano carico delle loro responsabilità nel rappresentare l’interesse nazionale del popolo Palestinese ad unificarsi contro il nemico. Ha inoltre fatto appello alla massima protezione della resistenza, alla fine della cooperazione in materia di sicurezza con gli occupanti, ed ha invitato Fatah e Hamas ad abbandonare qualsiasi illusione sulle cosiddette “negoziazioni” e sul ruolo degli Stati Uniti, mettendo in evidenza il fatto che gli Stati Uniti sono un partner a lunga scadenza di Israele per i propri interessi imperialistici e il fatto che Obama segue la stessa linea che gli Stati Uniti adottavano in precedenza.
La manifestazione ha fatto fronte ad alcuni infelici episodi di repressione delle forze di sicurezza del governo di Gaza, che ha sparato in aria ed arrestato sei persone. Sono state tuttavia velocemente rilasciate dopo i contatti avvenuti tra l’FPLP e Hamas.
L’FPLP in un comunicato del 16 giugno 2009 ha dichiarato che simili affermazioni sono un abuso del riconosciuto ruolo di Carter nel cercare una giusta pace, completamente scollegate dalla legge internazionale, dalle Risoluzioni dell’ONU e dalle Convenzioni di Ginevra, e ha sottolineato che Carter non ha alcun diritto di mercanteggiare o derogare i diritti del popolo Palestinese o di metterli in vendita al mercato del cosiddetto “processo di pace” che non ha portato ad altro se non alla tragedia dei Palestinesi.
La dichiarazione invita la leadership Palestinese a non confidare più nei “negoziati” o nel “processo di pace” e a rispondere al primo ministro razzista dell’occupazione, Netanyahu, e alla sua assoluta negazione dei diritti del popolo Palestinese, rifiutando tutto l’inconsulto e putrefatto sentiero intrapreso con i negoziati di Madrid e la Dichiarazione di Oslo. Al contrario il comunicato chiama a rafforzare i principi nazionali, a mettere fine all’occupazione, ad assicurare il diritto al ritorno, una piena auto-determinazione, a rifiutare le condizioni israelo-statunitensi e, invece, a costruire un’unità nazionale basata sulla resistenza e sull’opposizione all’occupazione e sul rafforzamento dei nostri inalienabili diritti al ritorno, all’autodeterminazione e alla fine dell’occupazione.
17 giugno 2009
Il Compagno Sa’adat è stato sequestrato nel 2006 da una delle prigioni dell’Autorità Palestinese dove era trattenuto illegittimamente dalla guardi dell’AP, inglese e statunitense dal 2002, e dove è stata emessa una sentenza a 30 anni di prigione da un’illegittima corte militare sionista. Egli è il leader del movimento dei prigionieri e leader nazionale del popolo palestinese e le sue azioni hanno ispirato solidarietà in tutto il mondo.
Beirut
Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina a Beirut ha organizzato una protesta in solidarietà con il Compagno Ahmad Sa’adat, Segretario Generale dell’FPLP, e del movimento dei prigionieri palestinesi. La protesta si è tenuta martedì 16 giugno 2009 al quartier generale del Comitato Internazionale della Croce Rossa a Beirut.
Alla protesta hanno partecipato partiti e le forze palestinesi e libanesi ed anche una folla di sostenitori guidati da vari rappresentanti. Il presidente del Khiam Centre per la salute e la riabilitazione delle vittime della tortura, ha parlato, richiamando l’attenzione delle istituzioni della comunità internazionale e dei diritti umani a intervenire prontamente per mettere fine alle violazioni criminali dei diritti di oltre 11,000 prigionieri palestinesi ad opera dei sionisti. Il presidente del comitato per i prigionieri e i detenuti libanesi nelle carceri israeliane, ha parlato sottolineando il diritto del popolo palestinese a resistere all’occupazione come anche l’urgente bisogno della comunità internazionale di agire per fermare il razzismo sionista e l’oppressione contro il popolo palestinese.
Il Compagno Marwan Abdel Al, membro dell’Ufficio Politico del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, ha chiesto che l’ICRC agisca immediatamente ed urgentemente per fermare la politica di violazione dei diritti dei prigionieri e delle dure punizioni da parte degli occupanti contro i prigionieri palestinesi. Ha anche sottolineato il bisogno di unità nazionale per supportare i prigionieri e costruire un movimento di massa popolare in supporto di prigionieri e detenuti nelle carceri israeliane.
Qalqilya
L’FPLP a Qalqilya ha organizzato una protesta in solidarietà con il Compagno Leader Sa’adat fuori il quartier generale dell’ICRC a Qalqilya il 15 giugno 2009. La protesta ha visto la partecipazione dei quadri e dei membri dell’FPLP, come quella dei membri dei gruppi delle comunità e delle organizzazioni femministe. Sono stati lanciati slogan contro le politiche i tortura dell’occupazione e in solidarietà con i prigionieri palestinesi dichiarando che l’uso del confino solitario e dell’isolamento è un tentativo di indebolire la tenacia dei prigionieri affinché i detenuti crollino.
I manifestanti hanno presentato una lettera all’ICRC chiamando quest’ultima ad agire contro le autorità occupanti affinché salvaguardino la vita del Compagno Sa’adat, dichiarando gli occupanti responsabili della sua vita e i quella di tutti i prigionieri, e chiedendo di forzare gli occupanti a rispettare i diritti dei prigionieri palestinesi, dichiarando che l’abuso sui prigionieri dovrebbe essere dichiarato crimine di guerra. La protesta si è conclusa con un appello per la libertà di tutti i prigionieri e detenuti nelle carceri sioniste.
Giordania
La gioventù di sinistra, studenti attivisti e membri del Partito di Unità Popolare hanno protestato martedì 16 giugno 2009, in solidarietà con il Compagno Ahmad Sa’adat e il suo sciopero della fame e contro le “pratiche fasciste di Israele contro i prigionieri palestinesi”, secondo quanto riportato in un comunicato dei manifestanti. La protesta ha incluso dozzine i giovani che hanno portato immagini del Compagno Sa’adat come di altri prigionieri principali detenuti nelle carceri sioniste, inclusi Marwan Barghouthi, leader di Fateh, e Aziz Dweik, leader di Hamas e capo del Coniglio Legislativo Palestinese.
Lo svolgimento della protesta era stato originariamente programmato ad Amman ma è stato spostato dopo che le autorità giordane hanno minacciato di impedire con l’uso della forza lo svolgimento della protesta. I manifestanti hanno gridato slogan di protesta contro la polizia fascista israeliana e hanno mandato un messaggio al Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-Moon chiedendogli di denunciare e respingere le pratiche dell’occupante sionista contro i prigionieri palestinesi. Hanno chiesto all’ONU di esaminare e di agire nel caso dei prigionieri palestinesi, e di cercare di metter fine alle loro sofferenze che sono il risultato dei crimini sionisti.
Nablus
Il comitato di Supporto per i Prigionieri palestinesi dell’FPLP e i comitati dell’unione delle Donne palestinesi hanno organizzato una protesta a Nablus il 17 giugno 2009, davanti al quartier generale dell’ICRC in supporto del Compagno Ahmad Sa’adat. Centinaia di famiglie dei prigionieri e rappresentanti di tutte le fazioni hanno partecipato alla protesta, portando le bandiere palestinesi, striscioni e immagini del Compagno Sa’adat. I manifestanti hanno chiesto all’Autorità Palestinese e alle organizzazioni per i diritti umani di agire in solidarietà con Sa’adat e hanno chiesto che egli riceva cure mediche adeguate e che sia messa fine al suo isolamento, e per una campagna di solidarietà per la libertà del leader nazionale, il Compagno Sa’adat, e di tutti i prigionieri.
Tripoli, Libano
Martedì 16 giugno 2009, l’FPLP ha organizzato un raduno ed una manifestazione davanti il quartier generale dell’ICRC a Tripoli in solidarietà con il Compagno Ahmad Sa’adat. I leader, i membri e i sostenitori dell’FPLP e le organizzazioni per la resistenza palestinese e le organizzazioni della società civile hanno partecipato a questo evento, assieme con le istituzioni educative, sociali e culturali islamiche libanesi, e molti residenti dei campi di Nahr el-Bared e Beddawi. I manifestanti hanno portato bandiere e immagini del Compagno Sa’adat.
I rappresentanti che hanno parlato hanno denunciato le politiche di isolamento dell’occupante e l’ingiustizia contro il movimento dei prigionieri palestinesi e hanno chiesto all’ICRC e alle istituzioni internazionali di prendersi le loro responsabilità per proteggere i prigionieri palestinesi e fare pressione affinché il regime sionista ponga fine a queste pratiche. Hanno sottolineato che il Compagno Sa’adat è sempre stato un obiettivo in quanto è il simbolo della tenacia del popolo Palestinese, motivo per cui è stato imprigionato, torturato ed ora è soggetto al’isolamento, insieme con altri 11,000 prigionieri palestinesi.
I manifestanti hanno chiesto libertà per i prigionieri e hanno sottolineato che il loro trattamento è contro tutte le leggi internazionali e le norme per le condizioni dei prigionieri.
Gaza
Un grande sit-in e una manifestazione sono stati organizzati a Gaza City il 15 giugno 2009 dalle Forze Nazionali ed Islamiche e dall’FPLP in solidarietà con il Compagno Ahmad Sa’adat e tutti i prigionieri Palestinesi. La protesta, fuori dagli uffici dell’ICRC a Gaza, ha visto la partecipazione di molti leader dei gruppi islamici e nazionali, e di leader e membri e sostenitori dell’FPLP, come delle famiglie dei prigionieri.
Per l’FPLP ha parlato il Compagno Mohammad al-Saqqa, il quale ha ritenuto il governo nazista di Israele pienamente responsabile per la vita del Compagno Sa’adat e ha chiesto che l’Autorità Palestinese si assuma la piena responsabilità dei prigionieri, i rappresentanti e gli attivisti di tutto il nostro popolo, e faccia tutti gli sforzi possibili per proteggerli e che sia data la priorità al lavoro di supporto dei prigionieri. Ha anche chiesto che abbia fine tutto il lavoro di cooperazione con l’occupante e la soppressione della resistenza, sottolineando che questa politica è stata parte integrante della detenzione del Compagno Sa’adat.
Il Compagno al-Saqqa ha fatto appello alle organizzazioni internazionali per i diritti umani affinché supportino le lotte dei valorosi prigionieri per i loro diritti, conquistati attraverso anni di lotta, e affinché siano garantiti dalla legge e dalle convenzioni internazionali. Ha ringraziato i prigionieri e salutato il loro ruolo fondamentale nel movimento nazionale e nella costruzione dell’unità nazionale per combattere insieme nel movimento di liberazione.
Ramallah
Lunedì 15 giugno ’09 l’FPLP, insieme ad organizzazioni popolari di supporto ai prigionieri, ha organizzato a Ramallah una protesta e un sit-in all’edificio del CICR (Comitato Internazionale della Croce Rossa).
I manifestanti hanno denunciato la politica di isolamento che tenta di spezzare la costanza dei prigionieri ed hanno fatto appello a tutta la solidarietà possibile al compagno Sa’adat e alla sua risolutezza, e alla lotta di tutti i prigionieri per la libertà.
I manifestanti hanno fatto appello alle forze nazionali affinché pongano la questione dei prigionieri in cima alle priorità ed affinché questi ultimi siano rilasciati senza alcuna restrizione.
16 giugno 2009
Il 15 giugno 2009 il Centro per i Diritti Umani Al-Mezan ha inviato un avvocato affinché faccia visita al Compagno Sa’adat.
L’amministrazione della prigione di Asquelan ha tenuto un’udienza in seguito all’inizio dello sciopero della fame, alla quale il Compagno Sa’adat ha rifiutato di partecipare. L’udienza si è conclusa con la decisione di infliggere una severa serie di sanzioni contro il Compagno Sa’adat, estendendo il divieto di visite familiari, comminando una multa di 200 shekel e prolungando l’isolamento di un’ulteriore settimana. Queste punizioni si aggiungono ad una precedente serie di sanzioni draconiane contro il Compagno Sa’adat, impostegli a causa della sua leadership nel movimento dei prigionieri.
Il 7 maggio 2009 le forze d’occupazione decisero una serie di punizioni contro il Compagno Sa’adat, incluso il divieto di ricevere messaggi dalla sua famiglia per un mese, quello di visite familiari fino al 5 settembre 2009, il prolungamento dell’isolamento fino al 28 giugno 2009 e la rimozione di tutte le apparecchiature elettriche, dei quotidiani e delle riviste. L’avvocato ha ricordato che il Compagno Sa’adat è stato rapito dalla prigione dell’Autorità Palestinese (AP) a Gerico, in cui era detenuto sotto il controllo dell’AP e di guardie britanniche e statunitensi, nel marzo 2006, e, dopo una messinscena di giustizia, condannato a 30 anni di prigione. Il Compagno Sa’adat ha sempre respinto il processo in quanto illegittimo e ha rifiutato di parteciparvi.
Il centro Al-Mezan ha condannato la politica di isolamento e di confino solitario, sottolineando che questa pratica viola gli standard internazionali ed è classificata come una forma di tortura, crudeltà, trattamento inumano o degradante. Il centro ha fatto appello alla comunità internazionale affinché lavori per ottenere l’immediata protezione dei diritti dei prigionieri Palestinesi, conquistati grazie ad una lunga lotta, e per il rilascio di tutti i prigionieri Palestinesi dalle carceri dell’occupazione.
Domenica 14 giugno 2009 la Compagna Khalida Jarrar, membro dell’Ufficio Politico dell’FPLP, ha parlato dei nove giorni di sciopero della fame del Compagno Sa’adat e ha fornito dettagli sui metodi usati dall’occupante per l’isolamento, affermando che ci sono 30 prigionieri in confino solitario, costretti in celle singole per 23 ore al giorno. Ha aggiunto che il Compagno Sa’adat è stato tenuto in isolamento dal momento del suo trasferimento da parte delle autorità dell’occupazione dalla prigione di Hadarim a quella di Asquelan alcuni mesi fa, e che alla sua famiglia è stata negata la possibilità di fargli visita.
Abla Sa’adat, moglie del Compagno Sa’adat, ha affermato che non è stato possibile visitare il marito per tre mesi e che ai suoi figli è stato impedito negli ultimi 3anni. Ha chiesto che le istituzioni deputate alla cura dei diritti umani agiscano in merito alla questione del confino solitario e dell’isolamento.