Ci hanno provato in tutti i modi a far calare il silenzio su uno degli anniversari più tragici e significativi della storia italiana. Solo un mese fa, tutte le televisioni, i giornali, le università ricordavano, in nome della “democrazia”, il ventennale della caduta del Muro di Berlino… Ma ieri erano tutti zitti sulla bomba di Piazza Fontana a Milano, la prima bomba ad inaugurare gli anni della “strategia della tensione”.
La “strategia della tensione”: una trama ordita da apparati istituzionali e servizi segreti nazionali e esteri (CIA), dai vertici dei corpi armati, da partiti come la DC e l’MSI, con la manovalanza di gruppi neofascisti, per fermare le lotte sociali. Una trama nera, volta a provocare una stabilizzazione reazionaria ostacolando con bombe e repressione, le battaglie per la conquista di diritti da parte dei movimenti di studenti e lavoratori che, dal dopoguerra e con il biennio rosso del ’68-’69, stavano rivoluzionando gli assetti di potere del capitale.
Questo silenzio assordante è stato rotto da un sentimento e da un movimento antifascista che in Italia dimostra di essere ancora vivo e forte. Anche perché gli esiti di quella strategia sono sotto gli occhi di tutti: i neofascisti di una volta, ormai sdoganati, siedono al Governo e nelle amministrazioni locali; piduisti e apparati del potere politico ed economico, più o meno occulti, tirano ancora le fila della politica italiana, mentre la repressione delle forze dell’ordine colpisce i militanti ed i soggetti più deboli, e i nuovi fascisti provano a impadronirsi delle strade con aggressioni e pestaggi, forti dell’impunità che gli viene garantita dallo Stato.
Questo silenzio e questi quarant’anni di menzogne, sono stati riempiti da fischi, cori, canzoni, incontri, dibattiti… Diecimila persone in piazza a Milano che inveivano contro la Moratti, Formigoni, Podestà, e il corteo della sinistra antagonista che riprendeva la piazza transennata dalla polizia, ricordando affianco alla lapide dell’anarchico Pinelli gli altri morti di Stato. Tremila persone a Firenze, per continuare la mobilitazione contro le ronde nere, contro l’insediamento della Lega e l’apertura di sedi di Forza Nuova e Casa Pound. Migliaia in piazza a Bologna, per impedire un concerto di un gruppo nazista, e a Napoli, per mantenere alta la vigilanza dopo la cacciata dei servi “fascisti del terzo millennio” di Casa Pound.
E ancora iniziative a Roma, Parma, Salerno, Bari, Torino, Venezia, Ancona, Vicenza… A dimostrazione che dopo quarant’anni di tensione, nel tempo della crisi globale, l’antifascismo non è un ricordo sbiadito del passato, come chi tira le fila vorrebbe, ma un criterio utile per combattere vecchie e nuove ingiustizie, un’azione che non siamo disposti a delegare a nessuno… A chiunque sia sceso in piazza ieri va il nostro abbraccio; ai compagni fermati ieri a Bologna, e agli antifascisti toscani ancora agli arresti, tutta la nostra solidarietà militante.
La lotta continua, non un passo indietro!
di seguito il counicato della Rete napoletana contro il fascismo, il sessismo, il razzismo sul corteo di sabato 12 dicembre a Napoli
Senza memoria non c’è futuro: oltre 1000 persone in piazza a Napoli il 12 dicembre
Ieri, 12 dicembre, oltre 1000 persone sono scese in piazza a Napoli a quarant’anni dalla strage di piazza Fontana!
Una strage rimasta praticamente impunita come molte delle stragi che successivamente hanno insanguinato il paese. Rimasta impunita perchè, come ha ormai carattere di evidenza storica, chi avrebbe dovuto condannarsi era lo stesso che quelle bombe le aveva messe. Gli apparati della sicurezza del nostro paese, impropriamente definiti deviati, ma in realtà pienamente iscritti nella sanguinosa guerra fredda, e che hanno armato gruppi neofascisti per fermare i movimenti degli operai e degli studenti e indurre una stabilizzazione reazionaria.
A quarant’anni di distanza vediamo gli effetti di quella strategia, con i piduisti al governo, con la retorica della sicurezza usata come una clava contro i movimenti sociali e contro i più deboli a partire dai migranti, con gruppi di neofascisti finanziati e sostenuti dai partiti di governo e dai loro esponenti anche a Napoli. Con gli apparati che continuano clamorosamente ad autoassolversi (se non a premiarsi…) come è accaduto con le sentenze del G8 di Genova.
Il corteo è stato aperto da uno striscione che diceva: "1969 piazza fontana: la mano è fascista la strage è di stato! Basta repressione contro i movimenti". Naturalmente slogans e striscioni hanno ricordato la lunga lotta contro il tentativo di insediare anche a Napoli una di queste organizzazioni dichiaratamente neofasciste come Casapound. Tanti i riferimenti alle politiche razziste e al pacchetto sicurezza. In particolare dai gruppi femministi è stato aperto uno striscione: "LA POLIZIA STUPRA NEI CIE" che ormai è diventato simbolico in tutta Italia, perchè simile a quello strappato con le cariche della polizia alle femministe a Milano due mesi fà. E che ricordava le ormai innumerevoli segnalazioni e denunce di abusi e violenze contro le immigrate in attesa di espulsione nel CIE di via Corelli a Milano e non solo.
In via Medina, sotto la sede dell’ex-commissariato ai rifiuti, attuale sede del "commissariato liquidatore" dei tanti denari regalati con lo scandalo rifiuti agli speculatori, un gruppo di attivisti ha attaccato uno striscione al palazzo accendendo fumogeni verdi, per denuncare la politica degli inceneritori e solidarizzare con le manifestazioni di Copenaghen cui partecipano circa 50 attivisti napoletani e nelle quali già oggi si registrano cariche e centinaia di fermi. Lo striscione dice "COP15: contro la distruzione ambientale – Resistenza Globale".
Infine il corteo ha toccato Questura e Prefettura, palazzi simbolo delle Istituzioni e, per quanto riguarda la questura, anche palazzo simbolo per ricordare il "malore attivo" che "suicidò" il ferroviere anrchico Giuseppe Pinelli dopo la strage di Piazza Fontana. A lui va la nostra memoria.